Meteore extrasolari, alieni… od autocarri?

Meteore extrasolari o detriti alieni sul nostro pianeta?

“Il diavolo si nasconde nei dettagli”

Antico detto popolare

Ma gli alieni usano autocarri per spostarsi nello spazio cosmico? Non credo… Ma la prima idea che mi è venuta leggendo la notizia di cui voglio parlarvi, è stato il ricordo di un vecchio filmSpace Balls (Balle spaziali) del 1987, è una parodia folle e divertente di vari film fantascientifici degli anni ’70 e ’80. Autocarri “spaziali” compaiono in una stazione di servizio “spaziale” in stile americano, dove possiamo anche vedere un irresistibile numero di cabaret interpretato dalla mostruosa creatura della serie cinematografica “Alien”. del regista Mel Brooks, dove c’erano autocarri spaziali: anche le ricerche scientifiche possono risultare talvolta, magari involontariamente, divertenti.

Gli antecedenti di questa ricerca

Nel corso degli ultimi anni, e del 2023 in particolare, a mio avviso abbiamo assistito ad un rinnovato interesse negli ambienti scientifici, e soprattutto, politici e mediatici statunitensi, per i fenomeni di presunta origine aliena: magari tra le cause ci sono anche motivi poco scientifici, legati alle necessità della campagna elettorale per l’elezione del prossimo Presidente, ove qualsiasi argomento è utile per suscitare l’interesse di alcuni tra i potenziali elettori. Ho parlato di questo “revival alieno” in precedenza, fornendo una mia personale interpretazione di alcuni tra questi eventi, più terrestre che aliena.


La cosa che io trovo comunque surreale ma anche divertente, è che in questi mesi il turbolento mainstream mediatico statunitense propone, nel susseguirsi di notizie relative allo studio di “presenze aliene” sul nostro pianeta, le comunicazioni ufficiali della stessa fonte istituzionale che nel giro di pochi mesi, riesce disinvoltamente a comportarsi come Giano BifronteDivinità arcaica romana, che sorveglia contemporaneamente le due direzioni in entrata ed uscita di una porta. Inoltre è in grado di vedere il passato ed il futuro ma non il presente.. A tal riguardo, inserisco il link a due interventi sulla politica del Pentagono al riguardo: Pentagon says no evidence of secret US work on alien tech” e “Pentagon unveils new website for reporting (and learning about) UFOs“.


Considerati quindi vari aspetti attinenti al mondo della ricerca scientifica americano, basato spesso su una intensa competizione e guidato dalla pubblicazione delle ricerche rapida e mediaticamente appariscente, molti ricerche su questi argomenti hanno preso direzioni che io definisco “scientificamente esotiche”: ipotesi sulla natura artificiale dell’oggetto di provenienza interstellare Oumuamua, idee stravaganti sui comportamenti di eventuali civiltà aliene ed infine quella pubblicata da da A. Loeb ed un numeroso gruppo di ricercatori, sulla caduta di una meteora nell’Oceano Pacifico, i cui resti potrebbero avere un’origine non terrestreL’anteprima di presentazione di questo corposo lavoro recita quanto segue: “Suggeriamo che il modello di abbondanza “BeLaU” potrebbe essere originato da un strato magmatico differenziato, analogo al mantello terrestre, di un pianeta con nucleo di ferro al di fuori del sistema solare o da fonti più esotiche”. La sigla “BeLaU” indica una miscela metallica degli elementi chimici berilio, lantanio ed uranio. Ho utilizzato il termine “miscela metallica” piuttosto che “lega metallica” per non suggerire/sostenere l’ipotesi che questo composto metallico possa essere il risultato di attività tecnologiche e non naturali..


Oumuamua
Rappresentazione artistica dell’oggetto interstellare Oumuamua.Credit ESA/Hubble, NASA, ESO, M. Kornmesser

Consideriamo più da vicino questa ricerca: il punto di partenza è la caduta di una meteora, evento naturale e neppure troppo raro, considerata l’estensione del nostro pianeta. Riassumendo velocemente: nel mese di gennaio 2014 venne rilevato l’ingresso nell’atmosfera terrestre di una meteora, al disopra della regione occidentale dell’Oceano Pacifico. La localizzazione precisa del punto di impatto era stata fissata a nord dell’isola Manus, provincia di Papua Nuova Guinea, utilizzando i dati forniti da un sismografo situato proprio su quest’isola.

Una meteora abbastanza grande, genera con il suo ingresso a velocità ipersoniche nell’atmosfera un’onda d’urtoQuesto fenomeno è la causa del’intenso rumore esplosivo prodotto da un velivolo che aumenti la propria velocità oltre quella del suono nell’atmosfera; lo spostamento dell’oggetto causa una violenta compressione dell’aria e quindi un suono molto intenso, indicato genericamente come “bang sonico”., avente un inviluppo tridimensionale di forma conica, il cui vertice è la meteora in movimento.



Queste onde si propagano nell’atmosfera alla velocità del suono e quando arrivano al suolo, causano vibrazioni che un sismometro può rivelare; in caso di allineamento geometrico favorevole tra la direzione dl moto della meteora e la posizione dello strumento, mediante tali informazioni si può risalire al punto di impatto.

Sfruttando quindi anche queste informazioni sismiche i ricercatori hanno individuato la posizione dove la meteora ha colpito la superficie dell’oceano. La successiva ricerca di detriti sul fondale in questa regione ed in altre nei dintorni, usate come confronto per la composzione dei sedimenti naturali, ha portato, mediante lunghe e complesse analisi, alla identificazione dei presunti detriti di questo corpo.

La sua origine è stata quindi identificata come extrasolare ed addirittura da eventuali e non meglio specificate “fonti esotiche”: la fantasia del lettore a questo punto è lasciata libera di decidere cosa siano, queste fonti, galoppando magari verso immagini di veicoli alieni precipitati sul nostro pianeta.

La ricerca

A distanza di soli sei mesi dalla pubblicazione di questa “epocale” ricerca, un’altra viene a smentire il quadro descritto; e questo accade spesso, in ambito scientifico.

Nel lavoro di gruppo di ricercatori guidato da Benjamin Fernando della Johns Hopkins University, è accettato solo come fatto sperimentale che una meteora è entrata nell’atmofera terrestre, ma non nel punto indicato da Loeb e colleghi, bensì molto lontano da li.

Ed il segnale misurato dal sismografo, utilizzato per individuare il punto di caduta? Ricordate il titolo che ho scelto per questo articolo? Un autocarro, che passava in quel momento sulla strada molto vicina allo strumento, avrebbe causato vibrazioni compatibili con il segnale attribuito inizialmente alla meteora…

Gli autori di questo nuovo studio sono molto critici sulla interpretazione dei fatti descritta dal gruppo di Loeb. Però, dando una semplice occhiata alla posizione del sismografo, situtato a qualche decina di metri di distanza da una strada a doppia carreggiata, qualche dubbio può effettivamente sorgere…


Localizazzione sismografo
Immagine satellitare delle zona nell’isola Manus ove è situato il sismografo utilizzato nella ricerca. Credit: Roberto Molar Candanosa and Benjamin Fernando/Johns Hopkins University, CNES/Airbus

Avendo contribuito personalmente, per un breve periodo in passato, alla manutenzione di dispositivi di questo tipo, piazzati di solito il più lontano possibile da fonti di vibrazioni artificiali che disturbano i segnali naturali che si vogliono studiare, quella posizione non mi pare particolarmente favorevole, proprio a causa della strada e degli edifici visibili nella foto.

Naturalmente chi ha piazzato li quello strumento lo avrà valutato, adottando auspicabilmente le procedure sperimentali atte a garantire la “pulizia” del segnale da fonti di natura artificiale. Ma in questo caso sembrerebbe quindi che tutta la ricerca dei frammenti del meteorite sia frutto della “bestia nera” dei ricercatori sperimentali, ovvero l’errore sistematicoErrore basato sull’uso di strumentazione che fornisce risultati differenti a seconda di chi ha eseguito l’esperimento. Il problema si risolve calibrando la strumentazione e/o istruendo gli sperimentatori all’uso dei dispositivi ed all’interpretazione critica dei risultati ottenuti.. Un “teorico” può sbagliare i “conti” nelle sue formulazioni… pazienza, morta una teoria se ne fa un’altra, parafrasando un detto. Ma se uno “sperimentale” compie un errore metodologico nella sua indagine, da questo discenderanno poi a cascata anche errori nell’interpretazione teorica del fenomeno.

Secondo Fernando e altri autori del secondo studio infatti, l’errore di interpretazione dei dati sismici ha causato ovviamente l’errore sulla posizione del punto di impatto della meteora, con tutto ciò che ne consegue. Nelle dure e lapidarie parole di Fernando: “Non solo hanno usato il segnale sbagliato, ma stavano cercando nel posto sbagliato”.

Alcune considerazioni finali

Il 12 marzo 2024 i risultati del gruppo diretto da Benjamin Fernando sono stati presentati alla stampa alla Lunar and Planetary Science Conference di Houston, dal vivo e virtualmente. Come conseguenza di qesta presentazione e della succesiva pubblicazione sulle riviste scientifiche, visti i toni molto duri utilizzati dai ricercatori della Johns Hopkins University, penso si accenderà una “feroce” guerra tra i gruppi coinvolti, che difenderanno ognuno le rispettive analisi. Questo aspetto della ricerca è comunque intrinseco alla dialettica scentifica che, ricordiamolo, è pur sempre fatta da uomini che difficilmente si staccanno dalle proprie passioni personali. E che dietro agli uomini ci sono enti di ricerca ed università, che si contendono i fondi economici necessari a portare avanti questi lavori.

E, se devo dire, a me che osservo comunque “da lontano” queste ricerche, sembra abbastanza strano che il gruppo di Loeb, composto da oltre 30 specialisti in svariati campi, ovvero astronomia, fisica, geofisica e metallurgia, abbia preso un abbaglio così marchiano… Vedremo, nei prossimi mesi, come evolverà la storia di questa ricerca, che comunque d’ora in poi sarà probabilmente considerata controversa.

Prima di concludere, propongo alcune mie brevi considerazioni su questa interessante vicenda.

Ma gli alieni… se ci sono e visitano questo pianeta… sono dei perfetti incompetenti?

Mi spiego meglio: se una specie tenologicamente avanzata esplora lo spazio interstellare, compiendo viaggi lunghissimi per visitare lontani sistemi stellari, all’arrivo fa schiantare uno dei suoi velivoli su un pianeta? A me pare strana come idea, ma mi viene da pensare ai recenti e clamorosi insuccessi di SpaceX col suo “super razzo”, che al primo tentativo è esploso al momento del decollo, mentre al secondo lancio ha raggiunto a malapena una quota di un centinaio di chilometri, prima di essere distrutto dai controllori di volo per motivi di sicurezza. Chissà… magari anche gli LGMAcronimo anglosassone, ovvero “Little Green Man” creato quasi scherzosamente nel 1967, quando Jocelyn Bell scoprì la prima pulsar mai osservata. Oltre a cause naturali si pensò anche che il segnale radio emesso dalla stella di neutroni in rapida rotazione, potesse provenire da una sorgente artificiale e non naturale. hanno problemi analoghi a quelli di certi terrestri…

Ma questi alieni… dobbiamo sempre credere che siano come ce li descrive certa cinematografia da quattro soldi?

Conseguenza del punto precedente. Nel film “Battleship” (2012), che io giudico infantilmente “fracassone” e che forse ha come unico scopo quello di convincere i più giovani che fare la guerra non sia orribile bensì “divertente”, in mezzo ad una accozzaglia di concetti inverosimili, puerili e scientificamente errati, compare anche quello di un velivolo alieno che va a sbattere contro un satellite nostrano in orbita e, danneggiato dall’urto, arriva comunque inverosimilmente al suolo e distrugge una città… altro che le microscopiche sferette metalliche di Loeb…

Ed a proposito delle sfere metalliche microscopiche… le hanno trovate… e quindi, che cosa sono?

Questa è forse la domanda più importante. Anche se la loro origine viene a questo punto messa in dubbio dal lavoro di Fernando e colleghi, questi microscopici oggetti qualche cosa li ha prodotti. Un’altra meteora, cascata proprio in quel punto? Oppure la stessa meteora, che pur colpendo la superficie oceanica in un punto più lontano, ha disperso suoi detriti anche li? Pur tralasciando, per mia propensione personale, le “fonti più esotiche” come causa della produzione per le microsfere, un origine devono averla, visto che li ci sono finite. Una causa terrestre od exaterrestre? Penso che anche questo “diabolico dettaglio” la scienza arriverà comunque a scoprirlo, prima o poi.