Le Star eccezionali dell’astronomia…

Le astronome nell’ombra

Continua la seconda parte sulle donne dell’astronomia: Le astronome nascoste sotto la polvere stellare.

Mi fa davvero piacere rivedervi, anche perché ho ancora molte cose da raccontarvi sulle nostre eroine astronome; all’epoca come avete già capito l’astronomia era un’attività a “conduzione familiare”, i fratelli, i padri o i mariti incoraggiavano le sorelle, figlie o le mogli a fargli da assistenti in questa pratica, e nelle case di chi aveva del denaro a disposizione naturalmente venivano costruiti dei piccoli osservatori.

Per alcune era davvero un punto di orgoglio, cercavano di apprendere il più possibile per riuscire a fare delle osservazioni da sole, ma purtroppo questo bel periodo finì, perché l’arte dell’astronomo venne istituzionalizzata e le donne vennero escluse da questa professione.

Ma le nostre eroine continuarono imperterrite, magari erano un po’ scoraggiate, ma c’era sempre qualcuno che le sosteneva; come per l’astronoma polacca Maria Cunitz1610-1664., era la figlia maggiore del dottor Heinrich Cunitz, ritenuta la seconda Ipazia per la vasta cultura scientifica, donna molto istruita e conosceva 7 lingue: tedesco, italiano, francese, polacco, latino, greco ed ebraico; esperta musicista e un’abile pittrice, oltre che un’astrologa amava in particolar modo l’astronomia. Ed incoraggiata dal marito astronomo dilettante, incominciò con l’arte dell’astronomia.

Così senza strumenti di osservazione adeguati, ma solo attraverso calcoli manuali definisce le esatte posizioni dei pianeti, corregge alcuni errori di Keplero, con cui lavorava, semplificandone persino l’opera.

Per qualche tempo, le sue traduzioni furono le uniche disponibili, ma molti non credevano che fosse stata una donna a scriverle e il marito dovette aggiungere una prefazione al libro che serviva a far capire che lo avesse scritto lei e non lui. Nel 1650 pubblica Urania Propitia un omaggio ad Urania, musa dell’Astronomia, testo che forniva nuove tabelle, nuovi ephemera e una soluzione più elegante al “problema di Keplero”, che riguarda la massima densità di sfere in uno spazio tridimensionale. Il libro le valse il riconoscimento in tutta Europa, soprattutto perché era scritto sia in latino che in tedesco.

Maria Cunitz ha dato molto all’astronomia, e gli “uomini” le hanno dedicato un cratere su Venere.


Crater's Cunitz
L’immagine mostra al centro il cratere Cunitz, e sullo sfondo il Gula mons, vulcano alto circa 3.000 m. Credit: NASA


Proveniente da una famiglia di mercanti di Danzica, Elisabetha Koopman-Hevelius1647-1693., a soli sedici anni sposa il famoso Johannes HeveliusAstronomo e fondatore della topografia lunare, dedicando quattro anni alla mappatura della superficie lunare, scoprì la librazione della Luna in longitudine. Pubblicò i suoi risultati in Selenographia, un lavoro per il quale si guadagnò il titolo di “fondatore della topografia lunare”. Negli anni seguenti scoprì quattro comete e teorizzò la loro rivoluzione in traiettorie paraboliche attorno al Sole e descrisse 11 nuove costellazioni, 7 delle quali sono tuttora in uso., di 36 anni più vecchio. Insieme gestiscono un osservatorio privato frequentato da astronomi di fama e persino dal dal Re Giovanni II Casimiro di Polonia e dalla Regina Maria Gonzaga. A noi è giunta un’opera chiamata, Prodromus astronomiaeUn catalogo di 1564 stelle ed un atlante celeste in 56 tavole, composto da tre parti distinte: una prefazione denominata Prodromus, un catalogo stellare denominato Catalogus Stellarum e un atlante delle costellazioni chiamato Firmamentum Sobiescianum, sive Uranographia. il più vasto catalogo astrale che sia mai stato realizzato senza telescopio: contiene la posizione esatta di quasi duemila stelle. Alla nostra Elisabetha, è andata di lusso, le hanno dedicato un asteroide della fascia principale, chiamato 12625 Koopman e un cratere di Venere a cui hanno dato il suo cognome storpiandolo, di Corpman.


Prodromus Astronomia, Johannes Hevelius
L’immagine mostra una tavola del Prodromus Astronomia, e più precisamente la costellazione “Camelopardalus” dell’Emisfero Boreale di Johannes Hevelius e di Elisabeth Catherina Koopmann Hevelius. Credit: Atlascoelestis

La terza e ultima delle nostre astronome eroine per oggi, è la tedesca, Maria Margarethe Winkelmann.1670-1720. Il padre di Maria ministro di culto luterano, pensava che lei meritasse un’istruzione equivalente a quella impartita ai giovani maschi dell’epoca, così le fece studiare anche astronomia. Siccome era davvero capace, andò a fare prima da apprendista e poi da assistente all’astronomo tedesco Christoph Arnold e fu proprio tramite Arnold, che Maria incontrò il famoso astronomo e matematico tedesco Gottfried Kirch. Lo sposò e nel 1700 la coppia si trasferì a Berlino, perché il sovrano di Brandeburgo Federico III, in seguito diventato poi Federico I di Prussia, aveva nominato Gottfried Kirch come suo astronomo reale.

A quell’epoca come vi ho già detto diverse volte “in questi racconti” le donne non potevano frequentare le università e fu proprio Gottfried Kirch che diede a sua moglie un’ulteriore formazione in astronomia, come fece anche per sua sorella e molti altri studenti. Comunque il vero lavoro di astronomia e l’osservazione dei cieli si svolgeva in gran parte al di fuori del contesto accademico. Così la Kirch divenne una delle poche donne attive in astronomia nel 1700.

E fu proprio come assistente del marito che una sera, durante un’osservazione di routine Maria scoprì una cometa, la cosiddetta “cometa del 1702” o (C/1702 H1). Oggi non ci sono dubbi sul fatto che la Kirch sia stata la prima a scoprire C/1702 H1. Nei suoi appunti risalenti a quella notte suo marito registrò:

“La mattina presto (circa 2:00 AM) il cielo era limpido e stellato. Qualche sera prima avevo osservato una stella variabile e mia moglie (mentre dormivo) voleva trovarla e vederla di persona. In tal modo, ha trovato una cometa nel cielo. In quel momento mi ha svegliato e ho scoperto che era davvero una cometa… Sono rimasto sorpreso di non averla visto la sera prima”.

Addirittura il presidente dell’Accademia delle Scienze di Berlino Gottfried von Leibniz la presentò alla corte prussiana, dove Kirch spiegò i suoi avvistamenti di macchie solari. Disse di lei:

“C’è una donna molto istruita che potrebbe passare per una rarità. Il suo successo non è nella letteratura o nella retorica, ma nelle dottrine più profonde dell’astronomia… Non credo che questa donna trovi facilmente eguali nella scienza in cui eccelle… Predilige il sistema copernicano (l’idea che il sole sia fermo) come tutti i dotti astronomi del nostro tempo. Ed è un piacere sentirla difendere quel sistema attraverso le Sacre Scritture in cui è anche molto istruita. Osserva con i migliori osservatori e sa maneggiare meravigliosamente il quadrante e il telescopio”. Posso commentare , grandissimo onore a quell’epoca!!!

Nel 1716 insieme a suo figlio ricevettero un’offerta per lavorare come astronomi per lo Zar russo Pietro il Grande, ma preferirono rimanere a Berlino dove continuò a calcolare calendari per località quali Norimberga, Dresda, Breslavia e Ungheria.


Maria Margaretha Kirch
Un dipinto di Maria Margaretha Kirch. Credit: Archivio Brendler

Anche a Maria Margaretha Kirch hanno dedicato un asteroide, chiamato: 9815 Mariakirch, asteroide della Fascia Principale.

Possiamo dire che alla nostra Maria Margarethe Winkelmann è andata decisamente meglio delle altre ragazze!!! Ma ho altre astronome da presentarvi… per cui ci sentiamo presto!!!