V960 Mon… e i suoi ipnotici segreti

Alma, SPHERE e VLT osservano V960 Mon

Ve lo dico sempre che ALMA secondo me è un valevole telescopio, infatti ce lo dimostra… Ops, scusate, ero così presa dal raccontarvi delle nuovissime scoperte di ALMA, con SPHERE e il VLT, che non vi ho nemmeno salutato; come state? Siete pronti per farvi trasportare nel profondo Universo?? Forza sedetevi e allacciate le cinture perché vi voglio portare a circa 5000 anni luce di distanza dalla Terra, un viaggetto veloce vedrete!!!!

Come dicevo prima siamo a 5000 anni luce di distanza da noi, e più precisamente ci troviamo davanti ad una giovane stella, la V960 Mon nella Costellazione dell’Unicorno, si tratta di una delle 88 costellazioni moderne ricca di ammassi stellari, nebulose e oggetti galattici. Ed è proprio qui che gli astronomi hanno individuato enormi masse di polveri, vicino a una giovane stella, che potrebbero collassare e creare pianeti giganti.

Alice Zurlo, ricercatrice presso l’Universidad Diego Portales, in Cile, coinvolta nelle osservazioni afferma: “Questa scoperta è davvero affascinante in quanto segna il primissimo avvistamento intorno a una giovane stella di agglomerati di materia che potrebbero dare origine a pianeti giganti”.

V960 Mon ha attirato l’attenzione degli astronomi nel 2014 quando la sua luminosità è improvvisamente aumentata più di venti volte; mediante lo strumento SPHERE installato sul VLT dell’ESO, osservazioni effettuate poco dopo l’inizio di questa “esplosione” di luminosità hanno rivelato dettagli decisamente ammalianti del materiale in orbita intorno alla stella: le polveri si stanno infatti raccogliendo in una serie di intricati bracci a spirale che si estendono su distanze maggiori dell’intero Sistema Solare.


SPHERE V960 Mon
L’immagine mostra l’osservazione di SPHERE/IRDIS dell’intensità polarizzata linearmente di V960 Mon nella banda H.
Credit: ESO, SPHERE/IRDIS

La scoperta ha quindi motivato gli astronomi ad analizzare le osservazioni d’archivio dello stesso sistema realizzate con ALMA, di cui l’ESO è partner. Le osservazioni del VLT indagano la superficie del materiale polveroso intorno alla stella, mentre ALMA può scrutare più in profondità nella struttura. “Con ALMA, è diventato evidente che i bracci a spirale stanno subendo una frammentazione, con conseguente formazione di grumi di materia con masse simili a quelle dei pianeti”, afferma Zurlo.

Gli astronomi ritengono che i pianeti giganti si formino per “accrescimento del nucleo”, quando i granelli di polvere si uniscono, o per “instabilità gravitazionale”, quando grandi frammenti di materiale intorno a una stella si contraggono e collassano. Mentre i ricercatori avevano già trovato varie evidenze per confermare il primo di questi scenari, il supporto per il secondo rimaneva scarso.

“Nessuno aveva mai visto una vera osservazione dell’instabilità gravitazionale su scala planetaria – fino a oggi”, afferma Philipp Weber, ricercatore dell’Università di Santiago, in Cile, che ha guidato lo studio pubblicato oggi su The Astrophysical Journal Letters.

“Il nostro gruppo cerca da olte dieci anni tracce di come si formano i pianeti e non potremmo essere più entusiasti di questa incredibile scoperta”, afferma Sebastián Pérez dell’Università di Santiago, in Cile, membro del gruppo di lavoro.

Gli strumenti dell’ESO aiuteranno gli astronomi a svelare maggiori dettagli di questo affascinante sistema planetario in costruzione e in tutto ciò l’ELTExtremely Large Telescope. dell’ESO giocherà un ruolo chiave. Attualmente in costruzione nel deserto cileno di Atacama, l’ELT potrà osservare il sistema nel modo più dettagliato di sempre e raccogliere informazioni cruciali. “L’ELT consentirà l’esplorazione della complessità chimica che circonda i grumi, aiutandoci a capire meglio la composizione del materiale da cui si stanno formando i potenziali pianeti”, conclude Weber.

Ma un momento, non ho affatto finito… devo ancora parlarvi di SPHERE.


Lo strumento SPHERE, installato sul VLT dell'ESO è utilizzato dagli astronomi nella ricerca di esopianeti.
Lo strumento SPHERE durante l’assemblaggio all’IPAG, con i vari strumenti che lo compongono. Credit: ESO

SPHERE, ossia Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch, è un potente cercatore di pianeti e il suo obiettivo primario è quello di individuare e studiare nuovi esopianeti giganti in orbita attorno a stelle vicine utilizzando un metodo noto come imaging diretto: catturando le immagini degli esopianeti direttamente, come se stesse scattando la loro fotografia; ma può anche ottenere immagini di dischi di polvere e detriti intorno ad altre stelle, dove potrebbero formarsi dei pianeti. In entrambi i casi, le immagini dirette sono estremamente difficili da ottenere... ed ora è proprio tutto!!! A presto!