L’incompiuto racconto della gravità (parte 1)

La gravità di Newton

“…Pluraritas non est ponenda sine necessitate…”

Da “Commentaria oxoniensia ad IV libros magistri Sententiarusdi John Duns Scotus, XIII secolo d.C.

Newton, la mela e la Luna.

Si dice che Newton abbia costruito un’immagine mentale della sua teoria della gravitazione, confrontando il moto di caduta di una mela da un albero con quello della Luna in cielo. Non so quanto questa storia risponda a verità, e del resto esperimenti di caduta dei corpi erano già stati immaginati molti anni prima da Galilei: ricordate la caduta degli oggetti dalla Torre di Pisa?

Bene, anche l’aneddoto della mela è analogo, ma contiene una idea ulteriore, ovvero la combinazione di due movimenti differenti. Immaginiamo che la mela si stacchi dall’albero in assenza di vento: cadrà perpendicolarmente, al di sotto del ramo da cui si è staccata. E se invece un vento abbastanza forte soffia parallelo al suolo e perpendicolarmente al moto della mela che cade, cosa accade? Il frutto cadrà in un punto un pò più lontano rispetto al caso in cui il vento non era presente. E con venti sempre più forti, le mele in caduta saranno spinte sempre più lontano dall’albero.


Il melo di Newton.
Il melo vecchio di oltre 400 anni da cui sarebbe caduta la mela di Newton, nel parco di Woolsthorpe Manor, Lincolnshire, UK. Credit: Dun.can/Flickr

Ma quanto lontano? Visto che la Terra è con buona approssimazione una sfera con un raggio di circa 6400 km, sino a quando il vento non riuscirà a farle superare la superfice curva del nostro pianeta, impedendole quindi di toccare il suolo: con un linguaggio moderno, diremo allora che la mela è “entrata in orbita” attorno al nostro pianeta.

Questo esperimento mentale può sembrare a dir poco irreale: infatti le mele non le vediamo orbitare attorno alla Terra!

Descrive però ciò che facciamo oggi quando mandiamo nello spazio un oggetto, imprimendogli una velocità sufficiente a girare attorno alla Terra, senza ritornare al suolo. Possiamo descrivere questo comportamento in due modi alternativi, ma fisicamente equivalenti:

  • la forza di gravità della Terra che lo attira è bilanciata da una forza centrifuga che l’oggetto orbitante “sente” a causa del suo moto rotatorio attorno al pianeta
  • la direzione della velocità di cui è dotato viene modificata dalla forza di gravità del nostro pianeta e quindi il suo movimento viene continuamento deviato, facendolo muovere quindi su una traiettoria chiusa, ovvero un’orbita circolare od ellittica.

E la nostra splendida Luna si comporta allo stesso modo, la velocità del suo moto orbitale la fa girare intorno alla Terra, senza “cadere” nonostante sia attirata dalla gravità del nostro pianeta.



Il fenomeno è descritto nella immagine seguente, utilizzando l’accelerazione centripeta.


La Mela e la Luna
Immagine sui moti della Luna e della mela per azione della gravità. Credit: D. Halliday e R. Resnick, Fisica, Volume 1, Casa Editrice Ambrosiana

Senza formule, numeri e troppi formalismi matematici sul comportamento degli oggetti in movimento, questa è la descrizione della geniale intuizione di Newton sulla gravitazione. Questa forza attira uno verso l’altro gli oggetti dotati di massa, e combinata con altri effetti meccanici, permette il verificarsi di una serie di movimenti, dai più semplici ai più complessi, sia sul nostro mondo che al di fuori di esso, nello spazio cosmico.

In fisica, è consueto usare termini un pò altisonanti, come “legge” e “principio”: un mio insegnante disse una volta di preferire il termine “relazioni” piuttosto che leggi e principi, ossia le relazioni causali e le regolarità che noi possiamo constatare nella realtà in cui viviamo. Questo insegnante preferiva questa parola, ossiaa relazione, meno categorica e definitiva; anche io, sulla base dei suoi insegnamenti, la preferisco: perchè quello che noi comprendiamo della realtà circostante muta al modificarsi delle nostre conoscenze, in continuo divenire.

Nel caso che stiamo considerando, abbiamo quindi descritto la “Legge della gravitazione universale”; ma Newton fece di più, e ricavò altre relazioni che descrivono, in determinate situazioni fisiche, aspetti del movimento dei corpi: sono noti come “Leggi della dinamica di Newton”, ovvero prima, seconda e terza. Che magari detestiamo, per averle dovute imparare forzosamente a scuola…

In particolare, la seconda legge della dinamica, o seconda legge di Newton, stabilisce come la forza che fa muovere un oggetto sia proporzionale alla sua accelerazione, od ancora che forza e accelerazione sono collegate da una relazione lineare, mediante la massa dell’oggetto in movimento; ho evidenziato questo punto, perchè lo ritroveremo nelle parti successive di questo articolo.

In tutto questo discorso, per semplicità non ho parlato delle forze che tendono a contrastare il movimento, come ad esempio l’attrito, e neppure considerato innumerevoli effetti della meccanica classica, sviluppata nei secoli successivi alla scoperta di Newton.



Per finire, tutto questo permise di spiegare il moto dei pianeti in orbita attorno al Sole, perfettamente descritto dalle tre leggi di Keplero, ricavate da questo famoso astronomo analizzando i dati dei moti planetari misurati da Ticho Brahe: tramite la teoria della gravitazione newtoniana le possiamo trovare mediante la teoria della gravitazione universaleUna teoria differente elaborata dal filosofo e matematico De Cartes, negava l’esitenza delle forze ed era basata sulla esistenza di vortici in un mezzo chiamato “materia sottile”, che avrebbero posto in rotazione i pianeti. È possibile dimostrare che questa teoria non riesce in alcun modo a predire le relazioni ricavate da Keplero mediante i dati reali del moto dei pianeti., e questa è, a mio avviso, la conferma più straordinaria del lavoro di Newton. La sua teoria proprio per questa completa spiegazione dei fenomeni astronomici noti nei secoli XVIII e XIX, caratterizzati da un tumultuoso sviluppo dell’astronomia osservativa, divenne in quegli anni veramente “universale”.