Sulla spiaggia di un infinito mare di soli

Nell’infinito mare di soli… un fiore: Messier 20.

Parafrasando il titolo di un bellissimo romanzo di fantascienza (Attraverso un mare di soli, Gregory Benford, 1984), ecco un’altra mia vecchia immagine di Messier 20; è una nebulosa ad emissione visibile, anche con piccoli strumenti, durante i mesi centrali dell’estate nella costellazione del Sagittario. Questo splendido oggetto si sovrappone prospetticamente ad una smisurata fucina di stelle, ossia la regione centrale della Via Lattea.

Questa nebulosa ha anche un nome comune, ossia Nebulosa Trifida, per la sua forma trilobata che ricorda i petali di un fiore sbocciato da poco. Nella descrizione astronomica, Messier 20 è una nebulosa ad emissione in cui il gas è eccitato dalla radiazione elettromagnetica ad alta energia emessa dalla stella centrale, visibile al centro della foto. Ma molte altre stelle si stanno formando all’interno di questa nebulosa analoga alla Nebulosa di Orione (Messier 42), in un processo continuo di formazione, distruzione e nuova formazione stellare. Immani esplosioni come supernova di stelle aventi massa elevataQuesta massa è indicativamente 10 volte superiore a quella del Sole (massa solare: 1.989 10^30 kg), causano la compressione dinamica del gas e delle polveri interstellari, innescando la formazione di nuove stelle; le supernova nella loro fase esplosiva, producono inoltre tramite reazioni nucleari di tipo particolare, tutti i nuclei degli elementi chimici più pesanti del ferro, scagliandoli nello spazio a velocità relativistiche. Milioni… miliardi di anni dopo la morte della stella progenitrice alcuni di questi elementi si troveranno magari su mondi anche lontanissimi dal punto della loro origine, e parteciperanno allo straordinario fenomeno della vita biologica.


Video della NASA con l’ingrandimento progressivo con i dettagli della nebulosa M20; limmagine finale nel video è stata ripresa dallo Hubble Space Telescope. Credit Credits: NASA, Z. Levay and L. Barranger (STScI)

Ma quando guardo immagini come questa, che ritraggono simili oggetti del profondo cielo, mi fermo ad osservare anche la miriade di anonime stelle presenti nel campo inquadrato. In questa immagine, tutte le lunghezze d’onda dello spettro luminoso visibile, sono rappresentate indifferenziate, per così dire in “bianco e nero” e l’informazione cromatica non è visibile; non poterne apprezzare i colori la rende senza dubbio meno appariscente e forse meno “bella”. Ma guardando questo “mare di soli” penso a questa piccola spiaggia da cui osserviamo miliardi e miliardi di stelle e, senza magari saperlo, miliardi di pianeti che orbitano attorno a quei soli, altre piccole spiagge come la nostra sparse nell’universo.

E questo, mi ricorda una frase di uno degli ultimi, veri grandi fisici del secolo scorso, il premio Nobel per la Fisica Steven Weinberg, che in una sua opera divulgativa sui “primi tre minuti” di vita dell’universo dopo il Big Bang afferma che osservare e studiare questi fenomeni è la sola cosa che dia alla farsa della vita umana almeno la dignità della tragedia (I Primi tre minuti, S.Weinberg, 1979).

Penso che questo spesso la specie umana non lo capisca proprio, persa nelle “sue” piccole e grandi tragedie che, per quanto patetiche ed insignificanti su scala universale, ne funestano drammaticamente da sempre l’esistenza.