Orione

Betelgeuse, Bellatrix, le luminose stelle del quadrilatero invernale Orione


Orione
Orion – Ori
(credit: l’Astronomia, 1983)

Il grande quadrilatero che domina il cielo invernale è formato dalle stelle seguenti: alfa (a nord-est, la rossa Betelgeuse di magnitudine 0.7), gamma (a nord-ovest Bellatrix, gigante azzurra di magnitudine 1.64), kappa (a sud-est Saif, supergigante azzurra di magnitudine 2.06) ed infine beta (a sud-ovest, la azzurra Rigel di magnitudine 0.14). Nel centro del quadrilatero appaiono tre brillanti stelle allineate in direzione sud-est nord-ovest, note come la “cintura” di Orione: zeta (Alnitak di magnitudine 1.9), epsilon (Alnilam di magnitudine 1.70) e delta (Mintaka di magnitudine 2.20). Tutte e tre sono supergiganti azzurre. Scendendo poi dalla cintura, si individua una sequenza di oggetti, stelle, nebulose che delineano la spada o il fodero di questa.
Ad occidente è presente un arco di stelle tutte designate con la lettera pi greco, poste tra il quadrilatero e la stella Aldebaran nel Toro.

Mitologia.

Orione è un personaggio della mitologia greca: citato da Omero come un bellissimo cacciatore, un gigante che venne ucciso dallo Scorpione e resuscitato da Esculapio. Sembra che fosse ucciso di nuovo da Artemide (Diana) gelosa per la sua perizia nella caccia.
Quanto al nome, Pindaro lo chiama Oarion, che significherebbe guerriero. In cielo è rappresentato come l’inseguitore delle Pleiadi e per questo è associato ad un altro mito. Egli cercava una di esse, Merope, e per questo sarebbe stato accecato da Oenopion, re di Chio. Su consiglio di Vulcano egli si arrampicò su un monte dell’isola di Lemno e si volse verso il Sole nascente, riacquistando la vista.
Sia Orione che le Pleiadi sono due degli asterismi più antichi, forse creati assieme perché utili agli agricoltori e ai naviganti.
Orione venne chiamato da Virgilio, Plinio e Orazio il “tempestoso” ovvero l’annunciatore di pericoli in mare. In tutte le figure che lo rappresentano ha sul braccio sinistro un vello di copertura (la sequenza delle stelle denominata con la lettera pi greco di cui si è detto sopra), mentre con la mano destra brandisce una clava (il gruppo di stelle che si inserisce a nord, tra i Gemelli ed il Toro).
Anche altri popoli videro qui la figura di un gigante; gli arabi lo chiamarono infatti Al-Giauza e da loro provengono i nomi di diverse stelle di questo asterismo.
Il nome di Betelgeuse (erroneamente scritta dal Bayer ‘Beteigeuze’) tradotto dall’Almagesto, era Menkib-al-giauza (cioè “la spalla del gigante“) perché era infatti posta su una spalla. Nei trattati latini rientrò col nome di ‘Mancamalganze’ o ‘Malgeuze’, però gli arabi la chiamarono anche Yadai-giauza “la mano del gigante”; una traduzione del 1200 sbagliò la lettera iniziale interpretandola con una “b” e divenne Bedalgeuze e Scaligero la cambiò in Betelgettze.
Passiamo alle altre stelle. La delta è Mintaka “la cintura”, la zeta è Alnitak, che avrebbe lo stesso significato, e la beta è Rigel “la gamba”o “il piede”. La iota era chiamata Nair-al-Saif “la brillante della spada”. Di tutt’altra origine è ovviamente Bellatrix la guerriera, o forse la amazzone, mentre Alnilam dovrebbe significare “una cintura di perle”.

Stelle doppie.

14 (5h 5.2m +8°26′) è una bella coppia ma difficile, occorrono strumenti medi per separare le due componenti di magnitudini 5.9 e 6.7, in moto orbitale col periodo di 199 anni; la separazione attuale è di 0.7″.
ρ (5h 10.7m +2° 48′) la primaria di quarta magnitudine, è accompagnata da una stella di ottava a 7″.
β (5h 12.1m -8° 15′) Rigel, di magnitudine 0.14 presenta una compagna vicina di magnitudine 6.8 a 9.5″ che per quanto molto meno luminosa è discernibile. Rigel è una supergigante tra le stelle intrinsicamente più luminose che si conoscano; la compagna è doppia a sua volta.
23 (5h 20.2m +3° 30′) è una coppia piuttosto disuguale, la primaria ha magnitudine 5.0 e la secondaria 7.1 sono separate di 32″.
η (5h 22.0m -2° 26′) le componenti hanno magnitudini 3.6 e 5.0 e sono separate di 1″.5. La primaria è una doppia ad eclisse col periodo di quasi otto giorni. È inoltre sospettata la presenza di un quarto componente.
33 (5h 28.6m +3° 15′) le componenti hanno magnitudini 5.9 e 6.9 e sono separate di 2″.
δ (5h 29.5m -0° 20′) la primaria azzurra di magnitudine 2.2 ha, a ben 53″ a nord una compagna, pure azzurra di magnitudine 7.0.
λ (5h 32.4m +9° 54′) è un sistema multiplo: la primaria è di magnitudine 3.6; a 44″ di distanza c’è una compagna di magnitudine 5.6, una di undicesima si trova a 29″.1 a sud e una terza è a 78′ direzione ovest.
θ1 Ori (5h 32.8m -5°25′) è in realtà il famoso “Trapezio di Orione” perché le quattro componenti più luminose formano un quadrilatero; in ordine di ascensione retta, sono nominate A, B, C e D (e non per luminosità decrescente). Cosi la più luminosa è la C, stella azzurra dì magnitudine 5.4; segue la D di magnitudine 6.3 e poi la A che, essendo una variabile ad eclisse, porta anche la sigla VI016 Ori (il periodo è di 65.432 giorni e la magnitudine varia tra 6.7 e 7.7). Infine la B è pure una binaria ad eclisse (BM Ori) col periodo di 6.47 giorni e varia anch’essa tra 6.7 e 7.7. Inoltre, 4″ a nord della A, si nota la E, di undicesima, mentre la F, pure di undicesima, è a 4″ ad est-sud-est della C. Diamo qui di seguito le separazioni e la direzione, cioè l’angolo compreso tra la direzione sud-nord e la congiungente le stelle:

AB: Direz.=31°.9 Separaz. = 8″.9
AC: ” =132°.1 ” = 13″.0
AD: = 95°.2 = 21″.7
AE: =352°.2 = 4″.3
CF: =121°.6 = 4″.0

θ2 Ori (5h 32.9m -5°27′) 135″ a sud- est della precedente si trova questo sistema triplo: le due componenti principali, azzurre, hanno magnitudini 5.2 e 6.5 e sono separate di 52″.5 in direzione quasi est-ovest; c’è poi una variabile nebulare, tra le magnitudini 8.2 e 8.8 a 129″, nella medesima direzione. Il sistema theta completo è il centro di una associazione in espansione: da ciò si deduce che tutte queste stelle debbano essere molto giovani.
ι (5h 33.0m -5°56′) mezzo grado più a sud, ecco un altro sistema triplo; qui però c’è una componente brillante, di magnitudine 2.8 che ha una compagna di 7.4 a 11″.4 a sud-est ed un’altra di decima a 50″ ed
Infine la primaria è una binaria spettroscopica col periodo di 29 giorni.
𝞂 (5h 36.2m -2°38′ ) è un altro sistema stretto (appena 0″.2 di separazione) e la sua magnitudine totale è 3.8. C’è poi una componente C, 6.6 a 42″.
ξ (5h 38.2m -1°58′) Alnitak è la più orientale delle tre stelle che formano la cintura di Orione; la sua magnitudine è 1.9 ed è azzurra; ha una compagna vicina ( 2″.6 ) di magnitudine 5.2 ed una lontana ( 58″ ) di decima, a nord.
52 (5h 45.2m +6°26′ ) è un sistema un po’ difficile perché le componenti sono quasi uguali (magnitudini 6.0 e 6.1) e sono separate da 1.4”.
59 (5h 55.8m + 1°50′ ) la primaria, stella di sesta grandezza, ha una compagna di nona a 36″.

Stelle variabili.

o’ (4h 49.7m +14°10′ ) è una variabile irregolare rossa; varia tra 4.65 e 4.9.
η (5h 22.0m – 2°26′) la componente A della doppia visuale (magnitudine 3.3) è una variabile ad eclisse col periodo di quasi otto giorni; la variazione al minimo principale è di solo 0.2 magnitudini.
δ (5h 29.4m -0°20′) Mintaka, di magnitudine 2.2, la stella occidentale della cintura di Orione, è una binaria ad eclisse col periodo di 5.7 giorni; anche questa varia solo di 0.2 magnitudini.
V1016 Ori (5h 3.8m -5°25′) è la componente A del Trapezio (vedi theta uno).
BM Ori (5h 32.8m -5°25′) è la stella B del medesimo.
ω (5h 37.6m +4°6′) variabile irregolare azzurra. tra 4.4 e 4.6
𝛂 (5h 52.5m +7°24′) la rossa Betelgeuse è una supergigante semiregolare: varia tra 0.4 e 1.3. Ricordiamo che essa fu oggetto del primo tentativo di misurare il diametro angolare di una stella con l’interferometro di Michelson; ciò avvenne nel 1920 ed il diametro apparente risultò di 0″.044.
U (5h 52.9m +20°10′); è una brillante variabile rossa a lungo periodo; si trova nella parte settentrionale della costellazione, vicino alle stelle 54 e 57; varia tra 5.3 e 12.6 in 372 giorni.


Ammassi e nebulose.

M 42 (5h 32.8m -5’25’ ) porta anche la sigla NGC 1976 ed è la più celebre nebulosa diffusa del cielo; costituisce la parte centrale della spada del gigante, disposta verticalmente in direzione nord – sud. Essendo molto estesa è visibile ad occhio nudo ed è illuminata dal sistema di stelle detto “Trapezio” al suo interno. Appare già bellissima al binocolo, mentre in telescopi maggiori appare come una massa irregolare bianco verdastra. Si tratta di una vasto agglomerato di gas luminoso, la cui distati/a non è del tutto sicura, dato che si accettano valori tra 1600 e 1900 anni luce. Con questi valori comunque, le sue dimensioni reali sono stimate a 30 anni luce, cioè più di ventimila volte quelle del nostro Sistema Solare; fotografie a lunga posa rivelano una estensione ancora maggiore, che si ritiene possa coprire tutta la costellazione. La sua luce è dovuta principalmente a fluorescenza prodotta dalla forte radiazione ultravioletta emessa dalle stelle del Trapezio. In passato tramite l’analisi spettroscopica vennero rilevate alcune righe non misurabili sulla Terra, originariamente attribuite ad un ipotetico elemento chimico che venne chiamato “nebulio”. In seguito si riconobbe che esse erano emesse da elementi noti (ossigeno, neon. elio, azoto) in condizioni non ottenibili sulla Terra. Ad esempio, la colorazione verde è dovuta alle righe emesse dall’ossigeno due volte ionizzato, in condizioni di estrema rarefazione. Le fotografie a colori mettono in evidenza altre emissioni nel rosso e nel blu.
Le stelle del Trapezio sono molto astronomicamente giovani (alcune centinaia di migliaia di anni) e caratterizzate da movimenti con velocità elevate, e molte potrebbero ancora non aver raggiunto la stabilità caratteristica del nostro Sole. Esempi tipici sono le deboli stelle rossastre del tipo T Tauri, dette appunto variabili nebulari, mentre altre presentano degli improvvisi esplosioni di attività e vengono classificate del tipo UV Ceti.


Messier 42
Immagine di Messier 42. Credit: Renato Polloni

M 43 (5h 33.1m -5°18′ ) od anche NGC 1982. Si trova 8′ a nord-est della precedente ed è separata da essa da una regione più oscura; è illuminata da una stella di ottava magnitudine e circonda la variabile nebulare NU Ori.
NGC 1977 (5h 33.0m -4°52′) si trova to mezzo grado a nord della “nebulosa” ed è illuminata dalla stella 42 Ori di magnitudine 4.7 e dalla 45 Ori; il suo diametro è di 42′ x 26′.
NGC 1981 (5h 33.0m —4°24′ ) si trova a altri 25′ più a nord, ed è un gruppo disperso di stelle di ottava e decima grandezza.
Tutti questi oggetti. assieme alla stella iota che è l’oggetto più a sud, danno la struttura della spada di Orione.
NGC 2024 (5h 39.3m —1°53′) è una i nebulosa diffusa, dalle dimensioni di 31′ x 31, posta a nord-est di zeta Orionis, che ne disturba l’osservazione. Ma tutto il campo attorno alla stella è interessante. Ricordiamo infatti che a circa mezzo grado a sud della stella c’è Barnard 33 (5h 38.7m —2°32′), ossia la famosa nebulosa “Testa di cavallo”, forse il più celebre esempio di nebulosità oscura del cielo; si proietta sopra la nebulosità chiara IC 434, che a forma di filamento scende da nord a sud, forse a partire dalla stella zeta. Purtroppo, solo le fotografie rendono giustizia a questo complesso.
M 78 (5h 44.2m +0°2′) è anche NGC 2068 ed è un’altra nebulosa diffusa, delle dimensioni di 8′ x 6′; appare come una macchiolina sfumata, circa 2°.3 a nord-est di zeta Orionis e fa parte anch’essa della vasta nebulosità di Orione ed è illuminata da alcune stelle al suo interno.
NGC 2169 (6h 5.7m +13°59′) è un ammasso aperto, del diametro di 5′, ma piuttosto povero, composto da una ventina di stelle
NGC 2194 (6h 11.0m +12°50′) è un altro ammasso aperto, del diametro di 8′; Si notano una decina di stelle più luminose e numerose altre più deboli.