Mistero nel “deserto dei Nettuniani”

TOI-1853b nel “deserto dei Nettuniani”… non più deserto?

A quanto pare il famoso “deserto dei Nettuniani”… non sembra più un deserto, è già la seconda volta in poco tempo che vi parlo di questa parte dell’Universo. Adesso siete curiosi, per cui non vi faccio attendere oltre, e vi svelo immediatamente il mistero…

In questi giorni un gruppo di ricercatori internazionali di Tor Vergata dell’Università di Roma con TESSTransiting Exoplanet Survey Satellite, il cui scopo è la ricerca di pianeti extrasolari usando il metodo fotometrico del transito. della NASA, ed il TNGTelescopio Nazionale Galileo. hanno trovato alla distanza di 545 anni luce da noi, nella costellazione di Boote una stella chiamata TOI-1853 e il suo bellissimo esopianeta TOI-1853b, allora detto così sembra un animaletto alieno, ed invece è un gigantesco esopianeta davvero singolare, in 30 h compie un giro completo attorno alla sua stella,Ricordo che la Terra impiega un anno per compiere un giro completo intorno al Sole. ha un raggio di circa 25.000 km simile a quello di Nettuno ed una massa di circa quattro volte più grande.

Tutto questo gli conferisce il primato della densità più elevata fra gli esopianeti nettuniani noti ad oggi.Circa 10 g/cm3, il doppio della densità della Terra.

Il team guidato da Luca Naponiello, dottorando in Astrofisica all’Università di Roma Tor Vergata e primo autore del lavoro, insieme a diversi ricercatori dell’INAFIstituto Nazionale di Astrofisica. hanno dato un contributo di fondamentale importanza allo studio.

Come vi dicevo prima il nostro bell’esopianetone lo possiamo trovare nel “deserto dei Nettuniani”, una regione vicina alle stelle in cui non si trovano pianeti delle dimensioni di Nettuno: ricevendo una forte irradiazione dalla stella, questi pianeti non possono trattenere le loro atmosfere gassose che evaporano, lasciando così esposto un nucleo solido di dimensioni molto inferiori a quelle di Nettuno.

Naponiello dice: “In base alle teorie di formazione ed evoluzione planetaria, non ci si aspettava che potesse esistere un pianeta simile e così vicino alla sua stella è un pianeta con densità troppo elevata per essere un classico pianeta di tipo nettuniano e, di conseguenza, deve essere estremamente ricco di elementi pesanti”. Per cui a questo punto si può dire che la sua presenza in questo “deserto” è un mistero da chiarire.

Di questo esopianeta non si conosce esattamente la sua composizione e Naponiello aggiunge: “Ci aspettiamo che TOI-1853b sia prevalentemente roccioso e circondato da un piccolo inviluppo gassoso di idrogeno ed elio che costituisce al più l’1% della massa del pianeta. Oppure, un’altra ipotesi molto affascinante è che possa essere composto per metà da rocce e per metà da ghiaccio di acqua. Data l’elevata temperatura del pianeta1230 ° circa., in questo secondo caso TOI-1853b potrebbe avere un’atmosfera ricca di vapore acqueo”.


Planet Impact
L’immagine artistica mostra una collisione tra due esopianeti. Credit: NASA/SOFIA/Lynette Cook

Luigi Mancini, professore presso il dipartimento di Fisica dell’università di Roma Tor Vergata e secondo autore del lavoro afferma: “Anche la sua origine è un mistero dal momento che nessuno dei modelli teorici di formazione planetaria prevede che possa esistere un pianeta con tali caratteristiche, tuttavia, simulazioni numeriche che abbiamo condotto in scenari estremi ci suggeriscono che la sua origine possa essere dovuta a scontri fra protopianeti massicci nel disco proto-stellare originario”. Mentre Naponiello continua: “Tali scontri potrebbero aver rimosso quasi tutta l’atmosfera del pianeta, il che ne spiegherebbe le dimensioni ridotte e la grande densità, come se fosse rimasto solo il nucleo nudo del pianeta”.

I ricercatori però hanno pensato anche ad un altro quadro planetario, inizialmente il pianeta poteva essere stato un altro gigante gassoso come il nostro Giove, o magari perché no anche più massiccio, con un’orbita molto ellittica dovuta o ad instabilità dinamica o ad interazioni gravitazionali con altri pianeti e questo lo avrebbe portato a compiere dei passaggi molto ravvicinati alla sua stella, che gli avrebbero fatto perdere i suoi strati atmosferici esterni e avrebbero, allo stesso tempo, circolarizzato e stabilizzato la sua orbita alla distanza attuale dalla sua stella.

Aldo Bonomo, ricercatore presso l’INAF Torino e co-autore dell’articolo, commenta così: “Al momento, non riusciamo a distinguere quale dei due scenari di formazione sia quello più plausibile, ma continueremo ad osservare questo pianeta per capirlo. Non possiamo neanche escludere che studi teorici successivi, a partire da questa eccezionale scoperta, possano portare a nuovi modelli di formazione per i pianeti nettuniani molto massicci”.

Detto questo, vi voglio parlare un momento di TESS, come avrete capito non è un telescopio terrestre, ma è un satellite in orbita alla ricerca di pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare, il fatto è questo: TESS cerca e trova gli esopianeti che periodicamente bloccano parte della luce delle loro stelle ospiti, questi eventi vengono chiamati chiamati transiti. Questo vuol dire che il satellite osserva le diminuzioni di luce periodiche della sua stella prodotte dal passaggio del pianeta davanti ad essa.


Transiting exoplanet
L’immagine mostra il metodo del transito, quando il pianeta passa davanti alla sua stella, bloccando una parte della sua luce, creando un effetto che a volte può essere rilevato. Credit: ESA

Sperando che vi sia tutto chiaro, vi dico che per oggi è tutto. A presto con altre storie!!!