Un lento Universo primordiale?

Einstein e il mistero dell’Universo primordiale in espansione

Leggendo qua e la tra le notizie astronomiche, mi ha colpito molto questo articolo, prima di tutto perché parlava di quasarContrazione di Quasi Stellar Radio Source, cioè “radiosorgente quasi stellare” è un nucleo galattico attivo estremamente luminoso, nel cui centro è presente un buco nero, che irradia una grandissima quantità di energia. e di questi signori io non vi ho mai parlato, e poi perché questa discussione è basata sulle teorie della relatività; quando venne presentata nei primi anni del 1900, questa nuova concezione sconvolse secoli di scienza, dando ai fisici una nuova comprensione dello spazio e del tempo.

In queste due nuove ipotesi sul movimento la natura dello spazio, Einstein postulò che nessuna massa possa raggiungere la velocità della luce, stabiilendo inoltre l’equivalenza di tutti i sistemi di riferimento spaziali, ossia inerziali e non inerzialiUn sistema di riferimento viene definito inerziale se non è in movimento o si muove con velocità costante, mentre si definisce come non inerziale se è soggetto ad accelerazione. per descrivere i fenomeni fisici. Quindi tutti gli osservatori che li descrivono giungono alle stesse leggi di natura.

Una previsione fondamentale delle cosmologie relativistiche è che, a causa dell’espansione dello spazio, le osservazioni del cosmo distante dovrebbero essere dilatate nel tempo e apparire più lente degli eventi nell’universo locale dell’osservatore.


Quasar supermassive
Gli astronomi ritengono che l’energia dei quasar sia il principale fattore che limita la crescita delle galassie massive. Credit: STScI

Per cui noi in questo caso dovremmo osservare l’universo lontano, e quindi antico, che scorre molto più lentamente di quello attuale. Tuttavia, scrutare così indietro nel tempo si è rivelato difficile. Gli scienziati hanno ora risolto il mistero utilizzando i quasar come “orologi”.

L’autore principale dello studio, il professor Geraint Lewis della Scuola di Fisica e dell’Istituto di Astronomia dell’Università di Sydney ha dichiarato: “Guardando indietro a un’epoca in cui l’universo aveva poco più di un miliardo di anni, il tempo sembra scorrere cinque volte più lentamente, se ci si trovasse lì, in questo universo neonato, un secondo sembrerebbe un secondo, ma dalla nostra posizione, più di 12 miliardi di anni nel futuro, quel tempo iniziale sembra trascinarsi”.

Il professor Lewis e il suo collaboratore, il dottor Brendon Brewer dell’Università di Auckland, hanno utilizzato i dati osservati di quasi 200 quasar, ossia buchi neri supermassicci iperattivi al centro delle prime galassie per analizzare questa dilatazione temporale.

“Grazie a Einstein, sappiamo che il tempo e lo spazio sono interconnessi e che, dall’alba dei tempi nella singolarità del Big Bang, l’universo si è espanso, questa espansione dello spazio significa che le nostre osservazioni dell’universo primordiale dovrebbero apparire molto più lente di quanto il tempo scorra oggi. In questo lavoro, abbiamo stabilito che ciò risale a circa un miliardo di anni dopo il Big Bang”, afferma ancora Lewis.

In precedenza, gli astronomi hanno confermato questo universo al rallentatore fino a circa la metà dell’età dell’universo, utilizzando le SupernovaeStelle esplosive massicce. come “orologi standard”. Ma queste esplosioni stellari, pur essendo estremamente luminose, sono difficili da osservare alle immense distanze necessarie per scrutare l’universo primordiale.


Quasar and supermassive Black Hole
L’immagine mostra dei quasar, buchi neri supermassicci che si nutrono di gas e polvere. I cerchi gialli più grandi mostrano i candidati quasar di WISE; i cerchi blu-verdi più piccoli mostrano i quasar trovati nella precedente Sloan Digital Sky Survey a luce visibile. Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/STScI

Il professor Lewis ha dichiarato: “Mentre le supernovae agiscono come un singolo lampo di luce, rendendole più facili da studiare, i quasar sono più complessi, come un continuo spettacolo pirotecnico. Quello che abbiamo fatto è stato svelare questo spettacolo pirotecnico, dimostrando che anche i quasar possono essere usati come indicatori standard del tempo per l’universo primordiale”.

Il professor Lewis ha collaborato con l’astrostatistico dottor Brewer per esaminare i dettagli di 190 quasar osservati nell’arco di due decenni. Combinando le osservazioni effettuate a diversi colori o lunghezze d’onda, cioè luce verde, luce rossa e infrarossi, sono riusciti a standardizzare il “ticchettio” di ogni quasar. Attraverso l’applicazione dell’analisi bayesiana, hanno trovato l’espansione dell’universo impressa nel ticchettio di ogni quasar.

“Grazie a questi dati di qualità, siamo stati in grado di tracciare il ticchettio degli orologi dei quasar, rivelando l’influenza dell’espansione dello spazio”, ha dichiarato il professor Lewis.

Ed i risultati confermano ulteriormente l’immagine di un universo in espansione, ma contrastano con studi precedenti che non erano riusciti a identificare la dilatazione temporale di quasar distanti.

Il professor Lewis afferma: “Questi studi precedenti hanno portato a chiedersi se i quasar siano davvero oggetti cosmologici o se l’idea dell’espansione dello spazio sia corretta, con questi nuovi dati e analisi, tuttavia, siamo riusciti a trovare l’elusivo ticchettio dei quasar, che si comportano proprio come previsto dalla relatività di Einstein”.

E come sempre spero di esservi stata utile e chiara!!! Alla prossima avventura!!!!