Sirio. Tre seminari sulla cosmologia arcaica, libro di Giorgio De Santillana e Herta Von Dechend

La concezione del ruolo di Sirio e della simmetria presente nel pensiero delle antiche civiltà e le fonti dimenticate dalla scienza.

Gli autori

Giorgio Diaz De Santillana (1900 – 1974) si laureò in fisica nel 1925, studiando poi filosofia a Parigi per due anni. Tenne un corso di storia della scienza a Roma fino al 1936, trasferendosi poi negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali emanate dal governo fascista italiano. Insegnò con vari incarichi al MIT, in particolare storia e filosofia della scienza a partire dal 1954.
Hertha Von Dechend (1915 – 2001) studiò etnologia storica e culturale con Leo FrobeniusEtnologo tedesco, ha studiato nel corso di varie spedizioni in Africa la cultura e le arti africane e storia antica e archeologia a Francoforte. È stata professoressa presso l’Istituto di Storia delle Scienze Naturali dell’Università di Francoforte sul Meno, divenendo nota per le sue tesi sulle conoscenze astronomiche in età preistorica.
I due ricercatori hanno collaborato professionalmente per vari anni, dando alle stampe diversi contributi tra cui Il mulino di Amleto nel 1969.

Struttura del libro

Nel testo sono contenute tre conferenze tenute dagli autori in anni differenti. In ordine cronologico troviamo quindi: Sulle fonti dimenticate nella storia della scienza (De Santillana, Oxford, 1961), Sirio, centro permanente dell’universo arcaico (De Santillana e Von Dechend, Roma, 1968) ed infine Il concetto di simmetria nelle culture arcaiche (Von Dechend, Venezia, 1970); nel libro troviamo 171 pagine, di cui 126 riguardano le conferenze.

Non molte, ma comunque di lettura talvolta complessa: la difficoltà aumenta, a mio parere, nell’ordine in cui le tre conferenze sono presentate nel libro.

Argomenti trattati

Potremmo dire che in questo libro troviamo quello che normalmente non si trova alle radici della cosmologia.

Il libro è facile da leggere? No.

Ed ovviamente, secondo il mio giudizio personale, è un “bel libro”? Si.

Le conferenze degli autori raccolte nel piccolo volume sono di livello accademico, e quindi complesse ad una prima lettura. Il libro permette a chi non lo conosca, di scoprire il legame stabilito dagli antichi osservatori medio orientali, egizi, mesoamericani, indiani, cinesi e delle culture insulari nella regione dell’Oceano Pacifico, tra l’astronomia ed una cosmologia mitica derivata dalla posizione di Sirio sulla sfera celeste e le sue peculiarità. Ritroviamo questi concetti ereditati dagli astronomi greci, ma in epoca moderna traduzioni ed interpretazioni errate hanno oscurato il senso delle antiche osservazioni, come fanno chiaramente notare gli Autori con un tagliente sarcasmo che ho apprezzato. Infine, il saggio a mio avviso più complesso, sull’antico significato di simmetria come similitudine e commensurabilità, ossia classi di somiglianza tra enti della realtà percepita.

Quindi il contenuto delle tre conferenze è unito da un filo comune, ossia il ruolo della stella Sirio nelle antiche cosmogonieDottrine che descrivono l’origine mitica dell’Universo. delle società arcaiche. Qual’è questo ruolo?
Cercando di riassumere brevemente, Sirio in passato non aveva apparententemente un moto di precessione, se vista dalla latitudine geografica terrestre 30°, per un periodo di svariate migliaia di anni; questo permetteva ad esempio di osservare la levata eliacaLa levata eliaca di un astro avviene ad una certa data all’alba nel cielo orientale, per la prima volta nel corso di un anno solare dopo un periodo di invisibilità dovuto all’eccessiva vicinanza al Sole. di Sirio dalle località di Menfi o Elipoli alla data del 20 luglio, riferita all’anno giuliano, ogni 4 anni. Questa particolarità della stella, è perdurata durante tutta la storia dell’Antico Egitto e rende conto della durata dell’anno giuliano di 365,25 giorni, oggigiorno risolta con l’introduzione dell’anno bisestile e l’inserimento del giorno intercalare il 29 febbraio. La conoscenza astronomica dei cicli di moto apparente degli astri rende conto di tutto ciò, ma senza questo necessario approfondimento molti ricercatori hanno creato interpretazioni degli antichi miti tanto fantasiose ed inutili, quanto distorte.
Sirio è quindi presso le culture citate prima considerata come una freccia, in grado di indicare una direzione quanto di fornire un esempio di un moto e di intervalli di tempo regolare; questa commensurabilità di fenomeni della realtà apparente era la base del concetto di simmetria antico, e permetteva di misurare femnomeni astronomici irregolari come il moto dei sette pianeti noti in epoca antica. Misurare era un’operazione che permetteva di conoscere e dare “realtà” ai fenomeni, un’attività che rendeva l’uomo capace di compiere questa azione, simile al Demiurgo Creatore.

Conferenza “Fonti dimenticate nella storia della scienza“.

De Santillana parla nella prima conferenza della ricerca storica e filologica, asserendo senza mezzi termini che i lavori in questa specialità scientifica interpretano le fonti classiche (provenienti dal mondo ellenico) secondo criteri di valutazione non corretti. Le descrizioni di fenomeni astronomici noti alle antiche civiltà mesopotamiche ed orientali, egizia, indiana e cinese, sono poi passate ed arricchite nel periodo dell’antichità classica. Tutto questo insieme di conoscenze sono arrivate fino a noi talvolta incomplete, ed infine non tanto tradotte quanto interpretate dai ricercatori sulla base di preconcetti basati su teorie psicologiche che ignorano completamente il ruolo del mito come strumento di trasmissione di antiche conoscenze astronomiche e fisiche.

L’autore cita a tale proposito vari esempi, con un tono talvolta elegantemente sarcastico che mi ha divertito molto, e critica le traduzioni, che dalla fine del 19° secolo in poi, hanno inserito interpretazioni a dir poco discutibili basate sulla psicologia freudiana: sbagliate, fuorvianti ed assolutamente inutili se applicate all’ambito specifico delle antiche conoscenze astronomiche.

ConferenzaSirio, centro permanente dell’universo arcaico“.

In quresta seconda conferenza (anno 1968) gli autori descrivono il ruolo di Sirio nelle antiche cosmogonie assurte a conoscenza mitologica, successivamente distorte dalle interpretazioni moderne ed inclocudenti di storici della scienza ed antropologi, essenzialmente all’oscuro di qualsivoglia conoscenza astronomica.

La particolarità del moto di Sirio nell’antichità giustifica il suo ruolo centrale in quello che per noi oggi è conoscenza mitica ma che per le culture che lo avevano creato con l’analisi attenta dei moti degli oggetti astronomici era astronomia e cosmologia vera. Il rapporto del ruolo particolare di questa stella con il cosmo in generale è variegato. “Regina dei Decani”, che governano i pianeti del Sistema Solare, oggetti astronomici non affetti dal moto di precessione e rappresentati in antichi dipinti egizi come sette cani che seguono la loro regina, ossia Sothis-Sirio.

Gli autori approfondiscono il ruolo della stella, presente in varie culture e civiltà, vista come una freccia scagliata, la cui funzione può essere ricondotta ad operazioni di misura: per alcune culture insulari nella regione dell’Oceano Pacifico, Sirio è definito “camminatore lento”, con evidente riferimento all’apparente mancanza del moto di precessione di cui si è detto prima, l’astro serviva per orientarsi durante la navigazione, ossia un sistema di misura ed orientamento: oggi lo definiremmo magari come un “vettore”…

Tramite questo ruolo di freccia la stella sarebbe inoltre capace di “rimescolare” il mare, interpretazione riportata anche da Aristotele e poi da Plinio il Vecchio, ed avrebbe un ruolo nelle antiche cosmogonie, come centro di un vortice da cui personaggi mitici definiti come “giusti” cercano, scagliando frecce, di estrarre magiche bacchette con cui accendere il fuoco, che non segue questo moto vorticoso. Non ho descritto tutti i racconti mitici che gli autori compendiano in questa breve conferenza, che hanno comunque alla base solidi concetti astronomici.

ConferenzaIl concetto di simmetria nelle nelle culture arcaiche.”

Hertha Von Dechend descrive il concetto di simmetria nelle culture antiche, che possiamo ritrovare anche nella filosofia e matematica dell’antica Grecia.

Fondamentalmente, per le culture antiche il concetto di simmetria era differente, in modo sottile ma radicale dal nostro. Simmetrico per la nostra cultura è un oggetto od un evento che sia possibile mediante opportune trasformazioni del punto di vista di un osservatore; un esempio noto a tutti è la nostra immagine riflessa in uno specchio piano. Definiamo anche classi di fenomeni come “simmetrici” od invarianti rispetto al tempo, ossia ai mutamenti; questa forma di simmetria temporale è difficilmente osservabile in natura, dove a scala macroscopica l’invarianza temporale dei fenomeni non si verifica.

Il concetto antico di simmetria è invece essenzialmente centrato sulla commensurabilità tra enti e fenomeni. A ben guardare le due brevi descrizioni precedenti, potremmo dire che la simmetria “antica” estende ed anche comprende la simmetria “moderna”. Ma il significato più importante della simmetria antica è quello di fornire le basi per un sistema di misurazione di “tutto rispetto a tutto”, utilizzando un sistema di misure basato sugli intervalli di tempo ricavabili da osservazioni astronomiche e dagli intervalli armonici.

Ho trovato questa terza conferenza la più complessa delle tre, difficile da seguire forse perchè basata su ricerche ancora preliminari, come specifica l’autrice. Interessante però la descrizione del concetto di simmetria differente dal quello moderno, che permette una misurabilità/calcolabilità applicabile ad ogni ente della natura ed ai suoi moti; questa azione nella visione dei filosofi greci poneva l’uomo sullo stesso piano del Demiurgo Creatore, e quindi ordinatore e misuratore del tutto.

Anche in questa conferenza, il ruolo di Sirio è fondamentale nella tesi dell’autrice, per cui troviamo ancora i concetti già descritti nella seconda.