Autore: Paola Rebecchi Data: 18 Aprile 2025

Chandra e le rovine… delle stelle

Le rovine archeologiche delle stelle

Esploratori dell’Universo benvenuti!!! Come sempre vi stavo aspettando… perché oggi vi voglio parlare di archeologia… no, non sono impazzita, non andiamo a scavare per trovare qualche sperduto tempio Maya, ma vi porto su GRO J1655-40 un sistema binario “abitato” da una stella variabile di nome V* V1033 Sco Stella variabile semiregolare, con un periodo di 2,6 giorni. e un buco nero.

Ci troviamo al centro della Via Lattea, nella Costellazione dello Scorpione, e proprio qui, troviamo una stella di tipo F evoluta e da una compagna massiccia e invisibile, che orbitano l’una intorno all’altra una volta ogni 2,6 giorni.


Posizione della variabile V1033 Scorpii.
Il cerchio indica la posizione della variabile V1033 nella costellazione dello Scorpione. Credit: Stellarium v. 1.2

Comunque: in origine c’erano due splendenti stelle e la più massiva esaurendo tutto il combustibile, è esplosa in una supernova. I cui strati esterni cioè i detriti sono “ricaduti” sulla sua compagna, e siccome il resto della stella è collassato su se stesso, ha formato il buco nero che possiamo “osservare” oggi.


GRO JI655 40 a black hole hurtles across the plane of the Milky Way
L’immagine artistica mostra una vista obliqua della nostra galassia Via Lattea. Il sistema di buchi neri GRO J1655-40 sta sfrecciando nello spazio a una velocità di 400 000 chilometri all’ora, quattro volte superiore alla velocità media delle stelle nelle vicinanze della galassia. La stella gialla è il Sole. Credit: European Space Agency, NASA and Felix Mirabel (the French Atomic Energy Commission & the Institute for Astronomy and Space Physics/Conicet of Argentina)

A questo punto, il buco nero con la sua potente forza gravitazionale, ha cominciato a “mangiare” tutto quello che era caduto sulla stella secondaria, dove la maggior parte del materiale viene “ingoiato”, mentre una minima porzione si trova nel disco che orbita intorno all’astro collassato. E siccome tra i campi magnetici, che sono davvero gagliardi e l’attrito del disco, tutto il materiale viene spedito nello spazio interstellare formando poderosi venti.

E adesso mi chiederete, ma cosa c’entra l’archeologia in tutto ciò??? Dovete sapere che qui il Telescopio Chandra ha usato i raggi X per “catturare la sua preda” e bisogna dire che ci è riuscito: infatti ha potuto osservare ben 18 elementi chimici della passata stella andata in frantumi.

Nell’immagine seguente, possiamo osservarne le loro “firme”.Vediamo le firme che rappresentano l’assorbimento a raggi X degli elementi chimici indicati.


spectrum
L’immagine mostra le firme dei singoli elementi presenti nei venti del buco nero, ottenendo spettri dettagliati, che indicano la luminosità dei raggi X a diverse lunghezze d’onda. Credit: X-ray: NASA/CXC/Technion/N. Keshet et al.; Illustration: NASA/CXC/SAO/M.Weiss

Questa supernova era davvero particolare, infatti aveva una massa di almeno 25 volte maggiore del nostro Sole… E se per caso ci fosse stato anche un pianeta da quelle parti… sinceramente non gli sarebbe andata decisamente bene.


An artist's impression of GRO J1655-40.
L’immagine artistica mostra come potrebbe essere GRO J1655-40. Credit: NASA/CXC/A.Hobart

Che altro dire… la distanza di GRO J1655-40 dal nostro Sistema Solare??? Gli astronomi pensano che sia di 11.000 anni luce, diciamo che è circa a metà strada tra il Sole e il Centro Galattico, ma non si esclude una distanza più ravvicinata.

E per il momento è tutto!!! A presto con nuove ed emozionanti avventure!!!